
Tra le opere della letteratura italiana, ritroviamo quella de I Promessi Sposi.
Di seguito le nozioni che di solito nei concorsi pubblici chiedono in relazione a tale argomento.
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Promessi Sposi
I Promessi Sposi è un romanzo storico scritto da Alessandro Manzoni, ambientato nella Lombardia, nei dintorni di Lecco, nella campagna e nella montagna, presso il Lago di Como.
Si svolge durante il periodo storico compreso tra il 1628 e il 1630.
È considerato l’opera più rappresentativa del romanticismo italiano e fa parte del movimento letterario del Romanticismo.
La prima edizione del romanzo, pubblicata tra il 1825 e il 1827, viene anche chiamata “ventisettana” e si intitola “Fermo e Lucia”.
Nel 1840 e nel 1842 è stata pubblicata una seconda edizione, nota come “quarantana”, che include illustrazioni realizzate da Francesco Gonin.
Il romanzo è stato tradotto in inglese fin dalla prima pubblicazione e l’espressione “Risciacquare i panni in Arno” si riferisce alla riscrittura secondo la lingua toscana.
I protagonisti del romanzo sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, mentre gli antagonisti sono Don Rodrigo, conte Attilio e il conte zio.
La storia della colonna infame, menzionata nel romanzo, si riferisce alla ricostruzione del clima di intolleranza, ferocia e alienazione che caratterizzava i processi contro gli untori durante la peste.
Nel Capitolo VI dei Promessi Sposi, Don Rodrigo si rivolge a padre Cristoforo con le parole “in che modo posso ubbidirla?” Manzoni fa riferimento al “pane del perdono” nel racconto di padre Cristoforo come simbolo della vivanda offerta dalla famiglia del nobile ucciso a padre Cristoforo per implorare perdono. Don Abbondio, uno dei personaggi principali del romanzo, viene paragonato a un vaso di terracotta costretto a viaggiare in mezzo a vasi di ferro.
All’inizio del romanzo, don Abbondio incontra i due bravi al ritorno dalla sua passeggiata.
Nel Capitolo XXV, il cardinale Borromeo paragona don Abbondio a un pulcino ghermito da un falco dopo averlo rimproverato.
Nello stesso capitolo, il cardinale chiede a don Abbondio informazioni sulla vicenda di Renzo.
Bettina è una bambina presente nel romanzo come personaggio secondario.
Sua madre è la sorella di Renzo, Agnese.
Nel Capitolo IX dei Promessi Sposi, il “barocciaio” è il conducente del calesse che conduce Renzo, Agnese e Lucia a Monza su incarico di padre Cristoforo, simbolo di cristianità e devozione nel romanzo. Padre Felice, introdotto nel Capitolo XXXI, è il frate cappuccino che viene affidato il governo del lazzaretto durante la peste del 1630.
Azzeccagarbugli è un avvocato trasandato che aiuta Don Rodrigo, mentre Donna Prassede è la donna che tenta di aiutare Lucia a superare il trauma della prigionia subita presso il castello dell’Innominato. Nibbio è il capo dei bravi al servizio dell’Innominato e i Lanzichenecchi sono mercenari tedeschi responsabili della diffusione della peste.
Padre Cristoforo è un padre cappuccino che si mette dalla parte dei protagonisti e li aiuta, mentre Perpetua è la domestica di Don Abbondio.
Don Abbondio, descritto come “non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno”, è il parroco che rifiuta di sposare Renzo e Lucia.
Agnese è la madre di Lucia e l’amante della Monaca di Monza si chiama Egidio.
Il romanzo si conclude con Renzo e Lucia che riescono finalmente a sposarsi alla presenza di don Abbondio e con Renzo che diventa proprietario di un filatoio.
È suddiviso in Introduzione e 38 capitoli e inizia con la notte di don Abbondio, paragonata antiteticamente a quella del principe di Condé prima della battaglia di Rocroi.
Il primo capitolo del romanzo inizia con la descrizione del lago di Como, situato tra due catene di monti. Nel capitolo XXXVII, padre Cristoforo, uno dei personaggi principali del romanzo, muore di peste durante un’epidemia che colpisce il paese.
Il lazzaretto descritto nel romanzo è un luogo di isolamento per accogliere coloro che sono affetti da malattie infettive, come la peste.
Nel capitolo XIII, il vicario di provvisione viene salvato dall’arrivo di Antonio Ferrer.
La monaca di Monza, personaggio femminile del romanzo, è descritta con gli occhi neri.
Un altro personaggio importante del romanzo è l’Innominato, di cui non viene rivelato né il nome, né il cognome e nemmeno un titolo.
Don Ferrante, un altro personaggio del romanzo, è sposato con Donna Prassede.
Nel capitolo XXII, c’è una lunga digressione sulla figura del cardinale Federigo Borromeo, che è cresciuto in una famiglia aristocratica ed è stato educato all’umiltà e alla ricerca del vero bene.
Il conte zio, presente nel romanzo, è lo zio di Don Rodrigo e Attilio.
Tra i personaggi del romanzo, Renzo rappresenta tutte le doti del popolo, come la bontà generosa, la giustizia istintiva e la religiosità schietta.
La Monaca di Monza, personaggio del romanzo, è basato sulla figura di Marianna De Leyva, religiosa italiana protagonista di uno scandalo a Monza.
Nel romanzo, il popolo svolge un ruolo importante nell’attuarsi della vera civiltà, che coincide con il messaggio cristiano.
Il narratore del romanzo è onnisciente e descrive in modo dettagliato i pensieri e le azioni dei personaggi.
Gertrude, la monaca di Monza, è descritta come una donna dall’aspetto sfiorito e sbattuto, nonostante la sua giovane età.
Nel capitolo XVII, Renzo incontra il cugino Bortolo che gli offre aiuto e lavoro.
Nel romanzo sono presenti sia personaggi storici che personaggi inventati dall’autore.
I “tumulti di San Martino”, descritti nei capitoli XII e XIII, fanno riferimento a una rivolta popolare a Milano causata dal rincaro del prezzo del pane.
La folla, considerata come un personaggio a tutti gli effetti, viene descritta come caotica, irrazionale e portatrice di disordine e di sentimenti volgari.
Uno dei personaggi principali del romanzo è la monaca di Monza, la cui storia viene raccontata nel capitolo X.
In questo capitolo, viene fatto riferimento all’inizio della sua relazione con lo scapestrato Egidio.
Un’altra figura importante del romanzo è Perpetua, che pronuncia la frase “Le schioppettate non si danno via come confetti”.
Lodovico è il nome battesimo di padre Cristoforo, uno degli ecclesiastici presenti nel romanzo, prima della sua conversione.
Don Ferrante, un altro personaggio del romanzo, è descritto come un uomo colto e appassionato di libri. Nelle prime parti del romanzo, le indicazioni temporali delle vicende narrate sono minuziose e consentono di determinare l’anno, il mese e il giorno in cui avvengono gli eventi.
Uno dei personaggi minori del romanzo è Ambrogio Fusella, spadaio, in realtà uno sbirro travestito da popolano.
Lucia pronuncia l’espressione “addio, monti” durante il suo viaggio verso il castello dell’Innominato.
Don Rodrigo è il personaggio che cerca di impedire il matrimonio tra Renzo e Lucia.
Ha fatto una scommessa con il cugino, il Conte Attilio, e farà di tutto per impedire il matrimonio.
Le descrizioni paesaggistiche presenti nel romanzo hanno spesso la funzione di sottolineare gli stati d’animo dei personaggi.
Uno dei personaggi minori, ma non meno importanti, è Griso, capo dei bravi di don Rodrigo.
Uno dei temi principali del romanzo è la giustizia, rappresentata sia attraverso le vicende dei due innamorati sia attraverso la figura di Padre Cristoforo, che cerca di aiutare Renzo e Lucia nonostante le conseguenze che questo può avere sulla sua vita.
Un altro tema importante è quello dell’umiltà e della solidarietà, rappresentati dai personaggi umili, come Renzo, che si dimostrano spesso più generosi e comprensivi dei potenti.
Nonostante le numerose difficoltà e i pericoli che incontrano lungo il loro cammino, Renzo e Lucia alla fine riescono a celebrare le loro nozze, grazie all’aiuto di alcuni amici fidati e alla loro forza di volontà.
I Promessi Sposi è un romanzo che ha saputo conquistare il cuore di milioni di lettori in tutto il mondo, non solo per la bellezza della storia d’amore raccontata, ma anche per l’importanza dei temi trattati e per la profondità dei personaggi.
Nel capitolo IV de “I Promessi Sposi” Manzoni racconta la conversione di Fra Cristoforo.
Nel Capitolo V° de “I Promessi Sposi”: assistiamo a una discussione al pranzo di don Rodrigo sul se sia lecito bastonare un ambasciatore.
Nel Capitolo XIV° de “I Promessi Sposi”, Renzo dice: «Eh! caro il mio galantuomo! Ho dovuto parlare con un po’ di politica, per non dire in pubblico i fatti miei; Al sedicente Ambrogio Fusella, di professione spadaio.
Nel capitolo XXIX de “I Promessi Sposi”, Manzoni scrive:”Andava sempre solo e senz’armi, disposto a tutto quello che gli poteva accadere dopo tante violenze commesse, e persuaso che sarebbe commetterne una nuova l’usar la forza in difesa di chi era debitore di tanto e a tanti” descrivendo L’Innominato.
Nel cap. IV de I Promessi Sposi viene introdotto un flashback molto famoso e intenso che riguarda la vita di Padre Cristoforo.
Cap. VII de I Promessi Sposi: compare per la prima volta la figura di Ambrogio, ill sagrestano di don Abbondio.
Nel cap XXV de “I Promessi Sposi”, per descrivere Donna Prassede, Manzoni usa queste parole: ” una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene”.
Padre Cristoforo è costretto ad allontanarsi da Pescarenico.
La tendenza che caratterizza la stesura e la redazione de I Promessi Sposi, è Il vero storico.
Nel romanzo “I Promessi Sposi” i “bravi” erano gli sgherri che si mettevano al servizio di qualche signorotto locale.
Nel romanzo, la voce dello scrittore chiama in causa il pubblico e il suo giudizio morale.
Nel romanzo manzoniano gli umili sono i protagonisti della storia.
Sono una vicenda inventata, che si sviluppa su uno sfondo storico.
Ne “I Promessi Sposi”, Don Abbondio vuole rimandare il matrimonio di Renzo e Lucia, per le minacce di don Rodrigo, che gli sono state comunicate dai due bravi incontrati per strada.
Per la storia di Gertrude, monaca di Monza, e le vicende legate alla pestilenza che colpì Milano, devastandola, narrati nel romanzo, Manzoni fece ricorso a fonti d’archivio e cronache del XVII secolo.
Renzo cerca i due cugini Tonio e Gervaso, nei capitoli VI-VII de “I Promessi Sposi”, per chiedere loro di fare da testimoni nel matrimonio a sorpresa.
L’espediente che viene adoperato per la descrizione dei fatti narrati ne I Promessi Sposi, è ll manoscritto ritrovato.
La figura retorica abbondantemente adoperata da Manzoni nel suo romanzo, già a partire dall’Introduzione è la metafora.
La metafora che viene utilizzata da Manzoni per descrivere lo stato d’animo e l’atteggiamento di Gertrude che accompagna Lucia fuori dal convento.
Ne I Promessi Sposi, l’Innominato si converte durante una notte tormentata, diventando buono e caritatevole.
Il saggio storico pubblicato in appendice alla seconda edizione de I Promessi Sposi, si chiama Storia della colonna infame.
Renzo, il protagonista del romanzo manzoniano, può essere definito come Un personaggio in evoluzione.
Nel cap. XXVIII de I Promessi Sposi, si descrive l’aggravarsi della carestia in tutto il Ducato di Milano, le vicende della guerra di Mantova, l’allontanamento del governatore don Gonzalo da Milano e la discesa dei Lanzichenecchi.
Per garantire l’anonimato e l’indefinitezza della vicenda, e così per rispetto nei confronti delle casate coinvolte nel racconto, Manzoni ricorre a un espediente grafico ben preciso, l’uso degli asterischi.
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