Quiz di Logica verbale – Brani

Se nel bando del tuo concorso è presente questa materia puoi esercitarti grazie al Simulatore Quiz anche se non è stata pubblicata una banca dati ufficiale, oppure se vuoi semplicemente approfondire la materia di Logica verbale – Brani puoi utilizzare questa raccolta quiz.

Concorsi con quiz sulla materia Logica verbale – Brani

I quiz relativi a questa materia sono presenti, solitamente, nei concorsi come questi:

EnteConcorso
Agenzia delle DoganeProfili vari F3
CarabinieriAllievo carabiniere
Esercito ItalianoAllievo ufficiale dell’Esercito Italiano
Esercito ItalianoAllievo ufficiale in ferma prefissata dell’Esercito Italiano
G.d.F.Allievo maresciallo della Guardia di Finanza
G.d.F.Allievo ufficiale del ruolo normale della Guardia di Finanza
G.d.F.Sottotenente del ruolo normale della Guardia di Finanza
G.d.F.Sottotenente del ruolo speciale della Guardia di Finanza
G.d.F.Tenente ruolo TLA della Guardia di Finanza
Regione LazioAssistente mercato e servizi per il lavoro
Senato della RepubblicaCoadiutore parlamentare
Vigili del FuocoVigile del Fuoco

Dettagli sugli argomenti e il numero di quiz presenti in questa raccolta quiz:

ArgomentoNumero quiz
01. Comprensione2
Comprensione7185
Logica verbale – Brani7527
Sintesi3802


Esempi di Quiz di Logica verbale – Brani

ArgomentoDomandaRisposta esatta
ComprensioneBRANO n.52 La guerra mondiale fece precipitare la crisi nella quale si dibatteva da tempo l’Impero russo. Sarebbe naturalmente erroneo ritenere che il conflitto avesse in qualche misura determinato questa crisi; ma sarebbe altrettanto erroneo ritenere che esso abbia avuto una scarsa importanza nel determinare il collasso dell’autocrazia zarista, responsabile di uno stato di arretratezza che si traduceva in un’inferiorità tecnica e produttiva che era alla radice dei rovesci militari. I sintomi della debolezza dell’Impero zarista si erano registrati nei primi anni del secolo in occasione della guerra russo-giapponese: già allora la negativa prova militare aveva avuto come contraccolpo un’insurrezione che aveva denunciato il profondo fossato che divideva l’autocrazia del Paese, e aveva posto il problema di soddisfare non solo delle rivendicazioni di carattere sociale, ma anche delle fondamentali esigenze di natura politica.Un processo di industrializzazione era cominciato in Russia nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. In connessione con l’inizio di questo processo, l’intellettualità si era resa conto che l’evoluzione del Paese non poteva essere frutto di azioni individuali sfocianti nel terrorismo, ma sarebbe stata frutto dell’evoluzione dei rapporti economici, i quali tuttavia erano segnati da un’intrinseca contraddizione, dal momento che nello stesso tempo in cui la politica economica si orientava verso l’industrializzazione, non si intendeva intaccare i rapporti di tipo precapitalistico esistenti nelle campagne. Il decollo industriale fu reso possibile dall’adozione di una politica protezionistica, dalla compressione dei salari operai e dall’ancoraggio del rublo all’oro, fattori che richiamarono in Russia capitali stranieri attratti dai profitti molto elevati che in tale contesto era possibile realizzare. Il settore che registrò gli investimenti più cospicui fu quello delle costruzioni ferroviarie: il suo sviluppo determinò l’incremento delle industrie estrattive del ferro e del carbone e la formazione d’una industria metalmeccanica, mentre si ebbero considerevoli progressi anche nel settore tessile e in quello della produzione petrolifera nella zona transcaucasica. L’afflusso del capitale estero fu molto massiccio: esso nel 1890 costituiva 1|3 del capitale delle società russe e nel 1900 addirittura il 50%. L’industria russa nacque con un alto livello di concentrazione, che non fu però determinata da un processo di selezione operato dalla concorrenza e venne a creare un forte squilibrio tra poche regioni industrializzate e il resto del Paese, nel quale rimasero pressochè intatti rapporti di produzione di tipo assolutamente arretrato. Questa situazione pose il problema dei rapporti tra un proletariato industriale dotato, per la sua stessa concentrazione, di una notevole forza d’urto sociale e politico, e un mondo contadino in preda a una profonda miseria e dotato di istituzioni e strutture comunitarie passibili, in prospettiva, di sviluppo o di distruzione. Si affacciò allora l’idea che non esistesse uno schema unico di sviluppo che obbligasse tutti i Paesi ad attraversare una fase capitalistica simile a quella che avevano attraversato i Paesi industrializzati dell’Europa occidentale, e che la Russia sarebbe potuta arrivare al socialismo percorrendo una via diversa.I “socialdemocratici” russi tuttavia, con alla testa Plechanov, criticarono questa prospettiva e sostennero che il passaggio attraverso uno stadio di capitalismo sviluppato sarebbe stato inevitabile anche per la società russa, e che quindi le forze veramente rivoluzionarie dovevano essere identificate nella borghesia liberale e nella classe operaia, mentre il proletariato doveva favorire la rivoluzione liberale borghese. (Archivio Selexi) ———– Quando era iniziato il processo di industrializzazione in Russia ?nell’ultimo ventennio dell’ottocento
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano Achille! Ha le sopracciglia unite, i capelli castano chiaro e gli occhi blu scuro. Una voce lenta, profonda. La mia guancia è appoggiata sulla sua giacca di lana grezza. La mia guancia avvampa per la ruvidezza del tessuto. Mi piace. Di sicuro non si chiama Achille, ma il nome gli sta bene. Se non fosse contro le regole della cospirazione, riempirei i margini dei miei libri: ACHILLE, ACHILLE. Achille sta seduto a studiare di fronte a me, sul tavolo della cucina. Io leggo un racconto pubblicato in questi giorni su una rivista letteraria. Dafnula, in camera, si è addormentata nel suo lettino, che è dietro un paravento. L’ha portato Nadia, che ci ha dipinto sopra orsacchiotti e scoiattoli. Fuori il cortile splende di neve e gli alberi sembrano improvvisamente fioriti per i fiocchi di neve posati sui rami nudi. In cucina fa molto caldo e il profumo della minestra di funghi che ho cucinato potrebbe completare l’immagine di una serena vita familiare. Adesso, però, quando avremo finito di leggere e andremo a dormire nella stanza accanto, apriremo il divano che diventa un letto matrimoniale, ci sdraieremo l’uno accanto all’altro e forse ci uniremo come una coppia sposata per cui, con gli anni, unirsi è diventata un’abitudine della quotidianità. – Può darsi che, in quanto uomo, abbia avuto bisogno di andare con una donna, ma non avrei mai messo nessuna al tuo posto. Certo, Achille non ha mai messo nessuna al mio posto, ma mi domando se adesso non sono anch’io la donna con cui va, quando ne ha bisogno in quanto uomo…Da parte sua può darsi che questo sia successo a poco a poco, senza che lui se ne rendesse conto, perché mi ha sentita lontana e assente. Non è il ricordo di Jean-Paul, e nemmeno le ceneri della “ragazza col pruno”, ad allontanarmi da lui. Mi sono innamorata di lui a sedici anni, come a tredici mi ero innamorata di Nelson Eddie e davo altre “cinque stelle del cinema” alle mie amiche per avere in cambio una sua fotografia. Vaja, che, senza che le dicessi niente, per intuito, vedeva che qualcosa non andava fra me e Achille, cercava a poco a poco di mostrarmelo nelle battaglie in montagna. Credeva che fosse quello che cercavo, la sua gloria perduta. Perché lei non sospettava che io non fossi più la ragazzina di sedici anni e che ora avrei anche potuto innamorarmi di uno che avesse paura della guerra. Qualcuno che però capisse il senso nascosto del racconto che ho davanti. “Papà, dimmi le sillabe” è intitolato. Domenica mattina a Mosca. Un uomo giovane ha portato a spasso la sua bambina di cinque anni. La piccola vede le insegne dei negozi, e poiché non sa leggere, gli dice: – Papà, dimmi le sillabe. E lui comincia a sillabare e, attraverso questo sillabare, si svolge una vita quotidiana, con tutti i suoi particolari. – Ti leggo una cosa. Dico ad Achille. Lui mi mostra le pagine che ancora gli mancano. – Non importa, starai alzato un po’ di più. Finisco, e Achille mi guarda come se volesse dire che gli ho fatto perdere tempo inutilmente. – Non è male… Fa, e si china di nuovo sulle sue dispense. Chiudo la rivista. La conversazione finisce lì. (La fidanzata di Achille, di Alki Zei – Crocetti Editore)—————–Vaja crede che la narratrice:cerchi la gloria perduta di Achille
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. I capitoli seguenti contengono una serie di norme relative alle scelte redazionali consigliate per ciascuno degli aspetti che riguardano la preparazione di un libro per la stampa. Prima di vederle a una a una, sarà opportuno premettere alcune considerazioni di carattere generale. [1] Innanzitutto, nella compilazione di questo prontuario si è tenuto presente in particolare un certo tipo di libri, quello più comune anche se sicuramente non esclusivo: ossia i libri della cosiddetta varia (poesia, narrativa e saggistica). A essi è principalmente applicabile la maggior parte delle indicazioni fornite. Altri tipi di libri, che pure nel complesso hanno un’incidenza tutt’altro che trascurabile sulla produzione e sul mercato librario, presentano problemi specifici che prevedono di necessità soluzioni altrettanto specifiche: basti pensare alla scolastica, alla manualistica, alle “grandi opere” (dizionari, enciclopedie ecc.), ai libri fotografici o alle edizioni di lusso. Anche una volta ristretto l’ambito ai libri della varia, rimane tuttavia un certo margine di discrezionalità. [2] Chiunque abbia un po’ di familiarità con il lavoro di redazione sa bene come sia spesso impresa vana cercare di attenersi con rigore a indicazioni troppo rigide; a dispetto quindi del tono talvolta perentorio con cui sono formulate, non tutte le norme contenute nelle pagine seguenti hanno lo stesso valore normativo. Tranne buona parte di quelle contenute nel capitolo dedicato all’ortografia, e altre sparse qua e là per le quali la consuetudine editoriale è ormai ampiamente consolidata e uniforme, si tratta per lo più di indicazioni di massima. [3] Ciò vale in particolare per gli aspetti più propriamente grafici, per l’uso del corsivo o delle virgolette, dell’iniziale maiuscola. Per molti di questi elementi le caratteristiche particolari del singolo libro, la necessità di conformarsi all’impostazione grafica della collana in cui esso andrà inserito, il riferimento costante (e fondamentale) al tipo di destinatario cui esso è rivolto o, ancora, il rispetto di quelle abitudini specifiche della casa editrice che hanno contribuito nel tempo a creare uno “stile” suo proprio hanno ovviamente la precedenza su qualunque norma di carattere generale. In linea di principio, più che l’adeguamento pedissequo a delle norme astratte onnicomprensive, è importante fare in modo che il testo sia uniforme e coerente al suo interno. Questo non solo è di aiuto per una corretta comprensione del testo, ma rappresenta agli occhi del lettore attento un chiaro segno della cura con cui il libro è stato preparato nel suo complesso, un indice della sua affidabilità quanto ai contenuti e, non ultimo, un fattore di godimento estetico. Infine ci preme sottolineare che, sebbene il modo in cui sono esposte in questa opera sia grosso modo sempre lo stesso, non tutte le norme elencate hanno lo stesso grado di importanza; al contrario, esiste una sorta di “gerarchia dei valori” che è bene rispettare nel momento in cui ci si accinge a leggere una bozza di un libro. Un testo deve essere innanzitutto conforme alle regole ortografiche, morfologiche e sintattiche della lingua italiana e, specie nel caso della saggistica, affidabile quanto alla veridicità dei contenuti. Solo in seconda istanza vengono il rispetto delle convenzioni tipografiche più diffuse, come l’utilizzo del corsivo o delle virgolette con proprietà e coerenza e un gradino ancora più sotto un uso coerente della “d” eufonica, la sistemazione delle righe con spaziatura eccessiva o al contrario troppo stretta, lo spaiamento di termini uguali allineati uno sopra l’altro e via dicendo. Tutti questi elementi concorrono a fare un buon libro, ma solo per i primi la mancata ottemperanza alla norma prevista implica che si sia incorsi in un errore. (Archivio Selexi)——–Qual è il significato del termine “perentorio” (paragrafo [2])?Che non ammette replica
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. Il lungo Paese. Così Pablo Neruda, uno dei suoi figli più celebri, ha definito il Cile. Una terra insolita, che si allunga per quasi cinquemila chilometri dal Deserto di Atacama ai ghiacci di Puerto Natales, abbraccia la Cordigliera delle Ande e si butta nell’Oceano Pacifico. E che è la meta di questa crociera di 13 giorni. Unica, spettacolare, sia per le tappe sia per la nave: Le Boreal, della Compagnie du Ponant. Superbo mega yacht con 132 cabine, nato dai cantieri navali dell’italiana Fincantieri, porta la firma del designer francese Jean-Philippe Nuel. Un boutique hotel galleggiante, di classe e raffinato, con cui andare alla scoperta di uno dei più bei finis terrae del mondo. Si inizia con il deserto di Atacama, paesaggio lunare, disseminato da laghi, valli, crateri e sorgenti termali. Un luogo magico dove, grazie alla chiarezza del cielo, è possibile trascorrere una serata a osservare le stelle. Nel cuore del Lake District, a pochi passi da Puerto Montt, Le Boreal naviga poi attraverso le calme acque di un arcipelago di 40 isole, sparse al largo delle coste del Cile. Prima fra tutte, Chiloé, isola verde con una grande ricchezza di fauna selvatica, che vanta 150 chiese, costruite sotto l’influenza dei Gesuiti nel Seicento, la cui capitale, Castro, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Quindi i fiordi cileni, dove si naviga in un mare costellato di isole e ghiacciai maestosi. Leoni marini, foche e delfini fanno parte di questo grandioso e incontaminato habitat. Tortel è invece un piccolo villaggio della Patagonia alla fine del mondo, aggrappato a una collina. Unico per la sua posizione geografica, è isolato alla fine del Golfo di Penas, tra fiordi, ghiacciai, laghi, foreste e montagne, e per la sua architettura: un susseguirsi di case su palafitte, ponti e scale interminabili. Infine Puerto Natales, che appare nel bel mezzo di cime innevate, ghiacciai e fiordi labirintici che circondano la città. Da qui si parte per un’avventura nel cuore del Torres del Paine National Park. Dichiarata Riserva della Biosfera dall’Unesco nel 1978, è la patria di più di 25 specie di mammiferi, tra cui il celebre huemul, 126 di uccelli, tra cui il condor, e 270 specie di piante. (da: “Cile in crociera, tra fiordi e arcipelaghi selvatici”, a cura di Fausta Filbier)———————-Quale delle seguenti caratteristiche NON è propria di Le Boreal?È un’imbarcazione abbastanza spartana
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete. Per dir la verità, non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava: procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in una classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni più che sufficienti per una tale scelta. Ma una classe qualunque non protegge un individuo, non lo assicura, che fino a una certo segno: nessuna lo dispensa dal farsi un suo sistema particolare. Don Abbondio, assorbito continuamente ne’ pensieri della propria quiete, non si curava di que’ vantaggi, per ottenere i quali facesse bisogno d’adoperarsi molto, o d’arrischiarsi un poco. Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese, allora frequentissime, tra il clero e le podestà laiche, tra il militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltellate. Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all’altro ch’egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte? ch’io mi sarei messo dalla vostra parte. (Da: Principato, I Promessi Sposi) —————————Nel brano, l’espressione “neutralità disarmata” significa:non prendere mai posizione
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. Impegnarsi a fare il genitore con successo è una chiave di volta per la salute mentale delle nuove generazioni: abbiamo bisogno di sapere tutto il possibile riguardo alle molteplici condizioni sociali e psicologiche che influenzano in senso positivo o negativo lo sviluppo di tale processo. Il tema è tra i più vasti e il mio contributo sarà quello di delineare l’approccio di pensiero che io adotto nei confronti di questi argomenti. Il mio è un approccio di tipo etologico. Prima di inoltrarmi nei dettagli, però, voglio fare alcune osservazioni generali. Essere genitore con successo significa lavorare molto duramente. Occuparsi di un neonato o di un bambino che fa i primi passi è un lavoro che impegna ventiquattro ore al giorno per sette giorni alla settimana, e che spesso crea molte preoccupazioni. E anche se il carico di lavoro si allevia un po’ man mano che i bambini crescono, se si vuole che crescano bene è ancora necessario fornire loro moltissimo tempo e moltissime attenzioni. Infiniti studi attestano che gli adolescenti e i giovani adulti sani, felici e fiduciosi in se stessi sono il prodotto di famiglie stabili in cui entrambi i genitori forniscono ai propri figli una grande quantità di tempo e di attenzioni. (John Bowlby, “Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento”, Cortina)——L’autore del brano:nessuna delle altre alternative è corretta
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. “Sei personaggi in cerca d’autore” torna sotto i riflettori del Giglio, venerdì 23 marzo e, ancora una volta, la messa in scena dalla Compagnia del Teatro Carcano non delude le aspettative. Riprendendo la regia di Giulio Bosetti (che, come attore, si era già calato nel ruolo del Figlio e, successivamente, in quello del Padre), il metateatro pirandelliano (letteralmente, “teatro del cambiamento”) continua a sconvolgere la platea con quella sua ingenua mordacità e l’incomparabile freschezza. Ogni cosa è al suo posto: l’assenza del sipario, dove attori e tecnici scenici preparano il dramma “a carte scoperte”; l’abolizione dei consueti due atti (l’intervallo pare causato da un evento accidentale nella vicenda); [1] lo sfondamento della quarta parete: basti osservare l’entrata in scena degli attori, rigorosamente da una scaletta che collega il palco alla platea. Ecco che il teatro, l’illusione per eccellenza, acquista la più cruda delle consistenze. È il pubblico, nell’opera, a ridursi ad apparenza. E le tante realtà si confondono. In scena, due frontiere contrapposte: gli attori, candidi negli abiti, algidi nei gesti, indistinguibili l’uno dall’altro. E poi i personaggi. Vestiti di un duplice lutto, quello effettivo e quello esistenziale, i sei fantasmi compaiono d’improvviso, come evocati da una seduta spiritica. Sono i residui di un autore (lo stesso Pirandello?) che li ha creati e abbandonati (emergono dal nero, come affioranti dai suoi ricordi). I poli tentano invano di invertirsi: i personaggi – la vita nel suo caos, nelle sue passioni – tentano di trovare una forma che possa dar loro consistenza; gli attori – [2] chiara allegoria della forma – benché si sforzino non sono in grado di accogliere in se stessi l’essenza della vita. Una vita che erutta con violenza inaudita nella Figliastra (un’intensissima Silvia Ferretti), nella cui sprezzante risata si rispecchia il titanismo che il Padre sente, ma non esprime. Il palco è tutto suo, del Padre. Un ottimo Antonio Salines che riesce a interpretarne sia il lirismo sia le seccanti lusinghe; bravo anche Edoardo Siravo (il Capocomico) nell’incarnare un ruolo sobrio e sdrammatizzante, capace di destare simpatia nei suoi goffi quanto inutili tentativi di imporsi. (Archivio Selexi)————Quale delle seguenti affermazioni NON si deduce dal brano?La regia ha previsto l’abolizione della divisione in atti e di conseguenza l’abolizione dell’intervallo
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. Tutti conosciamo la Pangea, il supercontinente che circa 300 milioni di anni fa cominciò a spezzettarsi fino a dare origine agli attuali continenti. Questo processo è spiegato dalla teoria della tettonica a placche: la litosfera (crosta terrestre associata alla porzione più esterna del mantello) poggia sull’astenosfera, uno strato del mantello che si comporta da fluido ed è interessato da moti convettivi a causa dell’immenso calore proveniente dagli strati più profondi. Queste grandi masse di materiale in movimento trasportano le placche, cioè porzioni di litosfera, che ci “galleggiano” sopra. Meno noto è che la Pangea non è l’unico supercontinente esistito sulla Terra: prima sono venuti Nana (1,8 miliardi di anni fa) e Rodinia (circa un miliardo di anni fa). Secondo i geologi esiste una certa periodicità nel fenomeno, ovvero le placche tendono a convergere in un nuovo supercontinente prima che questo sia di nuovo fatto a pezzi. Gli studiosi hanno già un nome per il prossimo supercontinenete, Amasia, e prevedono la sua formazione tra qualche centinaio di milioni di anni, ma la domanda è: dove sarà? Esistono due modelli concorrenti per quanto riguarda la formazione dei supercontinenti. Secondo il primo questi tendono a riformarsi nello stesso punto di origine (introversione), secondo un altro invece questi si troveranno sempre a 180° di longitudine rispetto a quello precedente (estroversione). Un nuovo studio identifica invece una soluzione “intermedia”, il modello dell’ortoversione: come suggerisce il nome, i supercontinenti si formerebbero a circa 90° di longitudine l’uno dall’altro. I ricercatori hanno tratto queste conclusioni grazie al paleomagnetismo: alcuni tipi di rocce conservano l'”impronta” del campo magnetico terrestre al momento della formazione, ed è pertanto possibile risalire alla paleolatitudine, cioè a quale latitudine si trovava la roccia (e per estensione l’area geografica di appartenenza) in una determinata era geologica. In questi termini sembra un’impresa facile, ma bisogna tenere conto che il polo magnetico non coincide sempre con quello terrestre (nemmeno adesso sono perfettamente coincidenti), quindi è stato necessario effettuare le opportune correzioni per risalire alle coordinate geografiche. Se il modello è corretto, Amasia si troverà a circa 90° da Pangea e dai suoi “relitti” (i nostri attuali continenti). (da: Stefano Dalla Casa, “Dopo Pangea, il nuovo supercontinente sarà Amasia”)————-La litosfera e l’astenosfera:sono responsabili del fenomeno conosciuto come tettonica a placche
ComprensioneLeggere attentamente il seguente brano. Un altro motivo ricorrente nelle indagini cognitive più recenti è il rilievo che gli studenti possiedono in larga misura diversi tipi di menti e quindi apprendono, ricordano, eseguono e comprendono in modi diversi. In particolare, risulta ampiamente documentato che mentre l’approccio all’apprendimento di alcuni è primariamente linguistico, quello di altri privilegia un percorso spaziale o quantitativo. Conseguentemente alcuni studenti danno una migliore prova di sé quando si chiede loro di manipolare simboli di vario tipo, mentre altri riescono a esprimere meglio la propria comprensione delle cose mediante prove pratiche o interazioni con altri individui. (Archivio Selexi)————————Stando al contenuto del brano, quali fattori influenzano l’apprendimento?Cognitivi
ComprensioneLeggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull’argomento. Quando il diploma universitario fu introdotto in Italia, attraverso la legge 341 del 1990, nei più importanti Paesi industrializzati i corsi di studio di analoga natura rappresentavano una realtà già consolidata, anche se avevano caratteristiche differenziate nei contesti educativi. Ma, nonostante questa eterogeneità, ovunque l’istruzione superiore di primo livello forniva titoli a contenuto pratico-professionale, più o meno specialistico, il cui carattere fondamentale era quello di essere rapidamente spendibili sul mercato del lavoro e di essere fondati su curricoli diversi rispetto a quelli che caratterizzano i diplomi di secondo livello (le lauree), soprattutto per il minore spessore teorico e per il più alto livello di specializzazione. Va anche detto che la percentuale di studenti dei cicli brevi, sul totale di quelli interessati alla formazione superiore, è nei Paesi industrializzati abbastanza elevata: si va da un 17% della Svezia a un 33% del Regno Unito; percentuali queste che ancora oggi, a tanti anni di attuazione del corso di diploma universitario, sono notevolmente lontane da quelle riscontrabili nel nostro Paese. La direttiva Cee 89/49 del 21/12/88, recepita in Italia con decreto legislativo n. 115 del 27/1/1992, ha avuto certamente un ruolo decisivo nell’indurre anche l’Italia ad attrezzarsi per essere in linea con gli altri Paesi europei: secondo questa direttiva, infatti, per poter svolgere un’attività professionale nei Paesi della UE occorre aver svolto un corso di studio post secondario di almeno tre anni, anche se non necessariamente in strutture universitarie. Mancando in Italia un segmento formativo di questo tipo, si rendeva necessario introdurlo, per potersi uniformare agli altri Paesi europei. Certo, esistevano già nel nostro Paese alcune forme di istruzione post-diploma, come la formazione professionale di secondo livello, il post-diploma secondario della formazione professionale regionale, le Scuole dirette a fini speciali concentrate soprattutto nel settore delle professioni paramediche, i corsi di livello superiore delle Accademie musicali e quelli dell’Isef; ma in ogni caso queste esperienze, di dimensioni complessivamente modeste, erano solo in parte collocabili all’interno dell’Istruzione superiore (per esempio, le Scuole dirette a fini speciali avevano il compito di formare specifiche professioni, ma non quello di fornire una preparazione metodologica scientifica). Quando fu realizzata la riforma del 1990, l’Italia era quindi priva di un’istruzione superiore di primo livello, che desse il giusto spazio non solo agli aspetti professionalizzanti, ma anche alla teoria e alla dimensione professionale o almeno semi- professionale. A livello internazionale ci si trovava di fronte a una realtà variegata, in cui esistevano diverse tipologie di istruzione superiore di primo livello; queste, come è stato opportunamente osservato, erano sostanzialmente riconducibili a tre fondamentali modelli: “binario”, “integrato” e “misto”. Il primo prevede l’esistenza di un settore non universitario a fianco di quello accademico; il secondo un processo di diversificazione istituzionale all’interno dell’università; il terzo, la presenza di un intreccio tra i due precedenti modelli. In Italia fu scelto il modello integrato, fondato sull’esistenza di un’unica istituzione, senza differenze a livello funzionale, nel senso che i corsi di diploma universitario sono gestiti dalla stessa istituzione accademica senza la creazione di uno specifico organismo, sia pure all’interno dell’università. Questo carattere fortemente integrato ha comportato implicitamente la scelta della “serialità”, ossia la possibilità di osmosi tra il corso di laurea e quello di diploma, e quindi l’implicita accentuazione di motivi di coerenza e di continuità tra queste diverse offerte formative. (Archivio Selexi) ———————-Il brano ha carattere:divulgativo
Logica verbale – BraniAlla fine degli anni Sessanta, all’immobilità del governo si erano aggiunti gli “scandali” provocati dalla corruzione di una classe politica da troppo tempo al potere. Immobilità e scandali avevano intaccato poco l’immagine e il potere della classe politica, mentre la situazione sociale era radicalmente cambiata: gli italiani ormai sapevano che le riforme di cui il centrosinistra si era riempito la bocca per quasi un decennio non sarebbero arrivate, e intanto il miracolo economico si stava spegnendo senza nuove prospettive. La gente doveva adeguarsi, cercando da sola le soluzioni che la politica era incapace o disinteressata a dare. Però stava avvenendo qualcosa: la riforma della scuola aveva portato all’istruzione di massa ma aveva abbandonato un’enorme quantità di studenti a programmi, strutture e docenti che non potevano e soprattutto non volevano prendere atto del cambiamento. Se le difficoltà erano gravi nelle scuole medie e superiori, diventavano gravissime all’università, a cui, dopo la riforma, poteva accedere chiunque avesse frequentato una qualsiasi scuola superiore. Nel quinquennio 1962-1967 gli studenti universitari raddoppiarono superando il mezzo milione: un’università pensata per poco più di 125.000 non poteva reggere l’impatto. Solo i professori avrebbero potuto e dovuto fare qualcosa, rivolgendosi ai politici responsabili di un simile squilibrio. Se non era una strada facile, era l’unica seria e possibile, ma per i docenti mettere in discussione il sistema universitario avrebbe significato rivedere la legislazione che regolava il loro rapporto di lavoro. Per un salario medio-alto e un’ottima posizione bastavano 52 ore all’anno di presenza: troppe, perché la maggior parte dei docenti era occupata anche in altri impegni professionali, pubblici o privati, comunque più lucrosi. I professori rovesciarono così la responsabilità di tutto sugli studenti. Dopo la riforma i docenti divennero non solo più autoritari e sfuggenti, ma trasformarono il momento dell’esame da meccanismo per la valutazione in strumento per risolvere il sovraffollamento, in una farsa in cui l’autoritarismo dei metodi e il soggettivismo dei giudizi erano spinti all’eccesso, rendendo gli esami insuperabili specialmente per i più deboli e i più poveri, che spesso erano anche i più volenterosi e desiderosi di promozione sociale, gli studenti-lavoratori. Fin dall’inizio lo Stato si era reso conto della situazione e aveva trovato un pessimo rimedio per una cattiva legge: non fissare un limite di tempo per raggiungere la laurea, come avveniva in quasi tutti i paesi occidentali. Studenti demotivati e “fuori corso” contrapposti a professori assenti e non disposti ad accettare la nuova realtà divennero la regola di un’università senza regole, in luogo dove si premiavano non i migliori ma i più abbienti. Inoltre la laurea non garantiva a nessuno di inserirsi in un mercato del lavoro difficilissimo che, per la maggiore offerta di diplomato o laureati e la congiuntura economica sfavorevole, era governato dalla politica. Tutto ciò, infatti, avvenne quando le contraddizioni basilari e l’ipocrisia dell’intero sistema economico e politico, alla fine del Boom, erano ancora più evidenti. La maggioranza degli studenti poteva ritrovarsi ed esprimere la propria frustrazione soltanto all’università, dove era cresciuta e dove trasferiva le sue amare esperienze. Per la prima volta nella storia italiana, l’università si trasformava da luogo di formazione della classe dirigente a luogo di critica del sistema e dei partiti, sia quelli che l’avevano prodotto, sia quelli che non erano stati in grado di trovare un’alternativa. Gli studenti cominciarono a pensarsi non più come protagonisti della società futura ma come “oggetti” di uno scambio incontrollabile da loro, “merce intellettuale” venduta e comprata da un sistema in cui non si riconoscevano. (Archivio Selexi)————- Quale fatto, avvenuto durante il quinquennio 1962-1967, viene evidenziato nel brano?La grande crescita del numero degli studenti universitari
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. Alcuni si astengono dalla carne delle pecore, in quanto le venerano come sacre, altri da quella delle capre, altri dai coccodrilli, altri ancora dalle vacche; dai maiali poi si astengono perché ne hanno orrore. Per gli Sciti l’antropofagia è bella cosa e certi popoli dell’India ritengono di compiere un atto santo mangiando il proprio padre. Lo stesso Erodoto ne parla in un suo passo […] e dice così: “Se si proponesse a tutti gli uomini di scegliersi le usanze migliori tra tutte quante le usanze, dopo attenta considerazione ciascuno sceglierebbe le proprie, tanto ciascuno ritiene le proprie usanze di gran lunga le più belle”. […] E che tutti gli uomini abbiano questo convincimento riguardo alle tradizioni, è possibile dedurre da molte svariate prove e in particolare dalla seguente. Dario, durante il suo regno, chiamò a sé i greci che erano al suo seguito e chiese loro a qual prezzo sarebbero stati disposti a mangiare il loro padre una volta morto. Quelli risposero che non l’avrebbero fatto a nessun prezzo. Dario quindi chiamò i Calatii, i quali mangiano i loro genitori, e a essi chiese a qual prezzo avrebbero accettato di bruciare col fuoco i loro padri una volta morti. Quelli, levate alte grida, pregarono il Re di non pronunciare empie parole. Tanto, dunque, sono radicati questi costumi e giustamente, mi sembra, si è espresso Pindaro quando disse che “la consuetudine su tutto regna”. (da: Celso, “Contro i cristiani”, RCS, 2012)————–Unicamente sulla base del brano presentato, indicare l’opzione corretta.I Calati sono presumibilmente una popolazione dell’India
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. “Cosa sono codeste vecchie carte?” disse Nunzio, credendo di aver indovinato un appiglio per amichevoli ricordi. Don Benedetto stringeva ancora tra le mani il pacchetto di fogli ingialliti portati poco prima dal suo studio. “Riguardano appunto voi” egli disse. “Stamane ho rintracciato una vecchia fotografia che ci siamo fatti, quindici anni fa, al momento di separarci. Ve ne ricordate? Ho anche ritrovato gli svolgimenti dell’ultimo tema d’italiano che vi assegnai: “Dite sinceramente che cosa vorreste diventare e quale senso vorreste dare alla vostra vita”. Ho così riletto le vostre pagine, quelle di Caione, di Di Pretoro, di Candelora, di Lo Patto, degli altri di cui or ora mi avete raccontato le più recenti peripezie. Ebbene, ve lo confesso in confusione e umiltà, comincio col non capire più nulla. Comincio perfino a dubitare che valga la pena di ricercare una spiegazione. [1] Forse la verità è triste, ha lasciato detto un francese del secolo scorso, che in gioventù fu educato, come voi, in scuole religiose”. La voce di don Benedetto si era fatta più bassa e grave. Egli mostrava una grande esitazione nel parlare, come chi si ascoltasse prima internamente, come chi parlasse avendo un censore dentro di sé, oppure come un miope tra oggetti sconosciuti e che avesse paura di far danno, non a sé, ma agli oggetti stessi. Don Benedetto spiegò qualcuno dei fogli ingialliti che aveva nelle mani. “In simili componimenti” disse “a tanti anni di distanza, [2] bisogna naturalmente far molta tara. Essi sono carichi di fronzoli letterari alla Carducci, alla Pascoli, alla D’Annunzio. Vi sono inoltre le ingenuità particolari degli allievi di un collegio diretto da preti, le illusioni dell’età. Vi è l’eco dell’armistizio tumultuoso che era stato, allora, da poco concluso. Ma, al di sotto di tutto questo, al di sotto dei fronzoli, degli ornamenti, dei plagi, a me sembrava che vi fosse qualche cosa di essenziale in parecchi di voi, qualche cosa di personale che coincideva con le osservazioni che a me era stato dato di cogliere su ognuno di voi, durante gli anni di ginnasio e di liceo, e che non era affatto banale. Ora quel qualche cosa, quando più tardi voi siete entrati nella società, non si è sviluppato. Mi riferisco alle notizie che mi avete dato, poco fa, di alcuni dei vostri compagni di scuola; ma, scusate, senza volere offendervi, penso anche a voi due. Siete appena, se non conto male, tra i trentadue e i trentaquattro anni e avete già l’aria di vecchi annoiati, scettici. Mi domando perciò seriamente che senso abbia l’insegnare. Voi capite che per me non è una domanda oziosa. Un povero uomo che sia vissuto con l’idea di fare uso decente della propria vita, arrivato a un compleanno come quello di oggi, non può mica evitare di chiedersi: “Be’, che risultati hai ottenuto? Che frutti ha dato il tuo insegnamento?”. “La scuola non è la vita, caro don Benedetto” disse Concettino. “Nella scuola si sogna, nella vita bisogna adattarsi. Questa è la realtà. Non si diventa mai quello che si vuole”. “Come?” disse Nunzio in tono ironico all’indirizzo del suo amico. “[3] Parla così un attivista? Un tifoso di Nietzsche?”. “Lascia stare la letteratura” disse Concettino. “Ora parlavamo sul serio”. (da: I. Silone, “Vino e pane”, Mondadori)—————-Parlando di “qualcosa che non si è sviluppato”, don Benedetto si riferisce:Alle potenzialità dei suoi allievi, che poi non si sono concretizzate nella vita
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. Da quest’anno, in base alla legge 107/2015, le classi terze delle nostre scuole secondarie di secondo grado dovranno avviare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, per un totale di poco meno di 70 ore a testa da svolgere in azienda per un totale di mezzo milione di studenti che varcheranno i cancelli e i portoni di aziende e uffici. Entro la fine del percorso quinquennale, gli studenti del liceo dovranno aver fatto 200 ore totali, 400 invece gli allievi di tutti gli altri istituti tecnici e professionali. Negli istituti tecnici e professionali di molte province specie al Nord del nostro Paese l’alternanza scuola lavoro è una prassi consolidata da decenni anche grazie alla collaborazione di migliaia di imprese che si sono prestate negli anni per accogliere gli studenti e al lavoro certosino dei docenti utilizzati dalle scuole in questo compito. La Riforma Renzi ha potenziato l’esperienza e la normativa sul lavoro fa diventare lavoratori, sia pure temporanei, gli studenti che frequenteranno gli stage con annessi problemi di sicurezza, formali e sostanziali. Ma alcuni deputati tra i quali Manuela Ghizzoni e Simona Malpezzi hanno sollecitato con un’interrogazione parlamentare a risposta immediata il governo ad affrontare alcuni problemi che stanno rallentando l’avvio della novità. “Attualmente – si legge nell’interrogazione – si ravvisano [1] molteplici difficoltà che le scuole superiori stanno incontrando nel rivolgersi agli enti pubblici e privati per avviare questa parte della riforma molto importante per la formazione completa degli studenti, difficoltà, il più delle volte, motivate da una scarsa conoscenza della normativa e da una certa diffidenza nell’aprire certe istituzioni al mondo della scuola”. Per questo i parlamentari interroganti hanno chiesto “quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rimuovere tali ostacoli e per dare certezze al percorso formativo dei ragazzi”. Sarebbe singolare, come hanno notato in tanti, per il governo ammettere che le aziende italiane siano restie ad aprire le porte ai nostri studenti dopo che il ministro del lavoro Giuliano Poletti aveva accusato i nostri alunni di fare vacanze troppo lunghe e che invece dovrebbero essere interrotte da periodi da trascorrere in azienda a contatto con il mondo del lavoro. A breve la risposta del Miur. (Da: V. Brancatisano, “Alternanza scuola lavoro. Novità della Riforma della scuola, ma non tutto sta filando liscio”, “Orizzonte Scuola”)————Quale sinonimo può correttamente sostituire il verbo “ravvisano” nel passaggio contrassegnato da [1]?Riconoscono
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. Henry Blodget guardò l’orologio da polso: erano le due del mattino. Angosciato, chiuse di colpo il libro di testo sul quale aveva studiato e lasciò che la testa gli cadesse sulla scrivania. Non avrebbe mai superato l’esame del giorno seguente: più studiava la geometria, meno ci capiva qualcosa. La matematica in genere gli era sempre riuscita difficile, ma stava scoprendo che gli era addirittura impossibile capire la geometria. Se fosse stato bocciato, aveva chiuso con l’università: nei primi due anni era già stato bocciato in altri tre esami, e secondo il regolamento dell’università un’altra bocciatura avrebbe significato la sua automatica espulsione. Desiderava ardentemente la laurea, poiché gli sarebbe stata indispensabile nella carriera che si era scelto. Ormai, solo un miracolo poteva salvarlo. Si rizzò all’improvviso, colpito da un’idea: perché non tentare con la magia? Si era sempre interessato di occultismo. Sui libri aveva spesso letto le semplici istruzioni necessarie per evocare un demone e costringerlo ad obbedire alla propria volontà. Fino ad allora l’aveva sempre considerata una cosa un po’ rischiosa, e quindi non ci aveva mai provato, ma quella era un’emergenza, e valeva la pena correre un piccolo rischio. Solo grazie alla magia nera avrebbe potuto diventare da un minuto all’altro un esperto di geometria. Prese dallo scaffale il miglior testo sulla magia nera, trovò la pagina che gli serviva e si rinfrescò la memoria leggendo le poche cose che avrebbe dovuto fare. Sgombrò con entusiasmo il pavimento spingendo i mobili contro i muri, tracciò col gesso un pentagono sul tappeto e vi entrò. Pronunciò poi gli incantesimi. Il demone era decisamente più orribile di quanto si aspettasse, ma raccolse il coraggio e cominciò ad esporre il proprio problema. – Non sono mai stato bravo in geometria…- cominciò. – L’avevo intuito,- disse con gioia sadica il demone. E con un sorriso di fiamma lo ghermì [1] attraverso le linee di gesso dell’inutile esagono che Henry aveva disegnato per errore, invece del pentagono che l’avrebbe protetto. (Fredric Brown, “Tutti i racconti”, Mondadori)——————Quale delle seguenti affermazioni è deducibile dal brano?Era la prima volta che Henry Blodget sperimentava l’evocazione di un demone
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. La curiosità, l’intenso desiderio di sapere, non compare nella materia morta, e sembra non essere caratteristica neppure di certe forme di organismi viventi, che, proprio per tale ragione, a gran fatica riusciamo a considerare come viventi. Un albero non mostra curiosità per il suo ambiente, almeno in modo per noi riconoscibile; lo stesso vale per una spugna o un’ostrica: il vento, la pioggia, le correnti dell’oceano apportano loro ciò di cui abbisognano, ed essi ne traggono quello che possono. Se il caso fa sì che ciò che giunge a loro siano il fuoco, un veleno, dei predatori o dei parassiti, essi muoiono stoicamente [1] e tacitamente come sono vissuti. Tuttavia, fin dai primi stadi dell’evolversi della vita, alcuni organismi svilupparono un moto indipendente; ciò costituì per loro un progresso enorme dal punto di vista del controllo dell’ambiente. (da: Isaac Asimov, “Il libro di fisica”)——————-Chi porta alle spugne ciò di cui abbisognano?Il vento, la pioggia e le correnti dell’oceano
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. La strada che porta a Castel del Monte è un’icona della campagna murgiana, immersa nel silenzio con le sue distese di tappeti verdi, in realtà coltivazioni di grano e avena, tra cui spuntano olivi e mandorli. E si può capire perché, lungo la strada, vecchi casali nobiliari o masserie sono stati recuperati per ospitare ricevimenti e matrimoni. Ed eccolo, il castello più famoso di Puglia. La sagoma ottagonale di Castel del Monte spunta già in lontananza sulla cima di una collina battuta dal sole a tutte le ore del giorno: intorno il nulla, a dare al più spettacolare tra i castelli di Federico II di Svevia la giusta importanza. La costruzione fu realizzata in pietra calcarea locale intorno al 1240. Solo in apparenza isolato, in realtà il castello fu costruito sulla direttrice che collegava Andria e la zona di Gravina, già allora importanti centri, in una località anticamente detta Santa Maria del Monte e si trova oggi nel punto più centrale del Parco dell’Alta Murgia. Dalla numerologia all’astronomia, sono tante le chiavi d’interpretazione con le quali si è cercato di dare un senso a Castel del Monte. Una delle più diffuse ruota attorno al numero 8: a pianta ottagonale, circondato da 8 torri, con 8 scale al piano inferiore e 8 a quello superiore, con un cortile interno ottagonale come la vasca centrale. Tutto forse in riferimento alla corona ottagonale degli Svevi. Di certo c’è la scarsità di testi storici dai quali ricostruirne con precisione le origini. Nonostante le varie attribuzioni a residenza imperiale, prigione o fortezza, sembra troppo piccolo per ospitare la corte di Federico e non vi è traccia di locali adibiti a cucina, ma è anche privo delle strutture difensive necessarie a una fortezza. Nel tempo è stato utilizzato in vari modi fino al 1876, quando fu acquistato dallo Stato italiano per 25.000 lire e restaurato. (da “In viaggio” maggio 2011)———————————-Quale tra le seguenti affermazioni relative al castello NON è vera?Federico di Svevia vi abitò con la sua corte dal 1240
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. Oh, Starbuck, è un vento dolce dolce, e un cielo dall’aspetto dolcissimo. In un giorno simile, di altrettanta dolcezza, ho colpito la mia prima balena: ramponiere a diciott’anni! Quaranta, quaranta, quaranta anni fa! Quarant’anni di caccia continua. Quarant’anni di privazioni e di pericoli e di tempeste! Quarant’anni sul mare spietato! Per quarant’anni Achab ha abbandonato la terra tranquilla, per quarant’anni ha combattuto sugli orrori dell’abisso! Proprio così, Starbuck; di questi quarant’anni non ne ho passati a terra tre. Quando penso a questa vita che ho fatto, alla desolazione di solitudine che è stata, all’isolamento da città murata di un capitano, che non ammette che ben poche delle simpatie della verde campagna esterna… oh, stanchezza! Oh, peso! Schiavitù africana di comando solitario!… quando penso a tutto questo, sinora soltanto sospettato, non mai veduto così chiaro, e come per quarant’anni non ho mangiato che cibo secco salato, giusto emblema dell’asciutto nutrimento della mia anima [1]! Mentre il più povero uomo di terra ha avuto frutta fresca quotidiana e ha spezzato il pane fresco del mondo, invece delle mie croste muffose… lontano, lontano oceani interi da quella mia moglie bambina che ho sposato dopo i cinquanta, mettendo la vela il giorno dopo al Capo Horn e non lasciando nel cuscino nuziale che un’infossatura… Moglie? Moglie? Vedova piuttosto, col marito ancor vivo! Sì, quando ho sposato quella povera ragazza, io l’ho resa vedova, Starbuck. E poi, la pazzia, il delirio, il sangue in fiamme e la fronte bollente, con cui in migliaia di discese il vecchio Achab ha dato la caccia furiosa, schiumosa, alla preda, da demonio più che da uomo! Sì, sì! Che stupido è stato per quarant’anni, che stupido, che stupido, che vecchio stupido è stato Achab! Perché questo sforzo della caccia? Perché spossare, paralizzare il braccio al remo, al rampone, alla lancia? È più ricco o migliore ora Achab? Guarda. Oh, Starbuck! Non è duro che, con questo grande peso che porto, una misera gamba mi debba essere stata strappata di sotto? Via, tira via questi vecchi capelli; mi accecano che sembra che io pianga. Capelli tanto grigi vengono soltanto da ceneri! Ma sembro davvero molto vecchio, tanto, tanto vecchio, Starbuck? Mi sento stracco a morte [2], piegato, ricurvo come se fossi Adamo, barcollante dal tempo del Paradiso sotto il cumulo dei secoli. Dio! Dio! Dio! Spezzami il cuore! Sfondami il cervello! Beffa! Beffa! Amara beffa dei capelli grigi; ho forse provato abbastanza gioia da dovervi portare, e sembrare e sentirmi tanto insopportabilmente vecchio? Più vicino! stammi accanto, Starbuck; fammi guardare un occhio umano; è meglio che guardare nel mare o nel cielo; è meglio che guardare in Dio. In nome della terra verde, in nome del focolare acceso! Quest’è lo specchio magico, marinaio; vedo mia moglie e mio figlio nel tuo occhio. No, no; resta a bordo, a bordo! Non ammainare con me, quando Achab marchiato darà la caccia a Moby Dick. Tu non dividerai quel rischio. No, no, non con la casa lontana che vedo in quell’occhio! (da: Herman Melville, “Moby Dick o la balena”, traduzione di Cesare Pavese, Adelphi, Milano)————————Stando alle sue parole, il narratore è:il capitano di una nave
Logica verbale – BraniLeggere attentamente il seguente brano. Vasco Pratolini, nato nel 1913 a Firenze da famiglia popolana, in giovinezza esercitò per vivere i mestieri più vari, impegnandosi contemporaneamente per impadronirsi di quella cultura che gli studi irregolari non gli avevano fornito. Negli anni Trenta entrò in contatto con gli ambienti dell’Ermetismo fiorentino, fondando con Alfonso Gatto la rivista “Campo di Marte”. Fu anche vicino al “fascismo di sinistra”, cioè a quei giovani che facevano capo alla rivista “Il Bargello” (tra cui Vittorini) e che auspicavano il ritorno del regime alla purezza rivoluzionaria delle origini e a una politica sociale antiborghese. L’illusione fu dissolta dalla Guerra di Spagna prima e poi dalla seconda guerra mondiale. Come altri giovani del gruppo, Pratolini passò all’antifascismo militante, partecipando alla Resistenza a Roma. Nel dopoguerra fu giornalista e insegnante, ma si dedicò soprattutto all’attività di scrittore nonché di sceneggiatore cinematografico, collaborando alla sceneggiatura di “Paisà”, capolavoro neorealista di Rossellini e di “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti. Morì nel 1991. (da: “Dal testo alla storia – Dalla storia al testo”, Paravia)—————-Qual è il soggetto della proposizione “che auspicavano il ritorno del regime alla purezza rivoluzionaria delle origini e a una politica sociale antiborghese”?che
SintesiDel resto lo stesso “grande sistema” all’interno del quale la vita si manifesta e si sviluppa, e cioè la biosfera, è nel suo insieme un complesso “meccanismo di trasformazione e traduzione”, come Vernadskij non si stanca di sottolineare.In quanto sistema specifico la biosfera si riferisce alla zona della crosta terrestre che occupa la superficie del nostro pianeta e accoglie tutto l’insieme della materia vivente.Si tratta di un sistema interconnesso con quello planetario e profondamente interrelato con l’ambiente che lo circonda, per cui non può essere studiato prescindendo da questo contesto globale nel quale si colloca.Esso costituisce un’infiltrazione nell’idrosfera (vita acquatica) e nella parte più superficiale della litosfera (vita terrestre) espandendosi per un’altezza di circa 5 km nella parte più bassa dell’atmosfera (nella troposfera).Se anche ammettiamo che occupi le profondità abissali delle acque e uno spessore di un paio di chilometri della litosfera, rappresenta pur sempre una sottile pellicola, in confronto alle dimensioni complessive della Terra.Eppure questa minuscola presenza assume un’importanza enorme per le attività chimiche che svolge incessantemente e che condizionano la composizione stessa dell’atmosfera, delle rocce e di vasti giacimenti minerari.Basterebbe ricordare che forse tutto l’ossigeno dell’atmosfera è prodotto dalla fotosintesi e che comunque tutto l’ossigeno dell’aria e delle acque ha più volte attraversato la biosfera compiendo una circolazione dall’atmosfera all’idrosfera dai tempi remoti a cui risale l’apparizione delle prime piante verdi.Se si pensa che proprio la fotosintesi agisce ormai da alcuni miliardi di anni utilizzando l’enorme disponibilità dell’energia solare e le grandi riserve originarie di anidride carbonica dell’aria per formare composti organici essenziali a tutta la vita del mondo, ci si può fare un’idea dell’importanza fondamentale di questo fenomeno nel divenire della biosfera.—————–In base a quanto detto nel brano, per quale ragione la biosfera ha un così alto grado di rilevanza?Perché svolge incessantemente attività chimiche fondamentali
SintesiIndividuare l’alternativa che meglio sintetizza il contenuto del testo proposto in base ai criteri seguenti: chiarezza: la rielaborazione deve esprimere chiaramente e completamente l’argomentazione principale del testo; essenzialità: la rielaborazione deve evitare ridondanze e argomentazioni secondarie o subordinate e non può riportare informazioni addizionali o diverse da quelle contenute nel testo; somiglianza: la rielaborazione deve contenere tutti i principali concetti espressi nel testo. La processionaria del pino è una farfalla notturna presente lungo la penisola italiana. La sua ampia diffusione è stata favorita dalla massiccia introduzione di pini in tutte le regioni e città d’Italia. I suoi bruchi hanno l’abitudine di spostarsi tutti assieme l’uno dietro l’altro in fila indiana, lungo i rami e il tronco dei pini delle cui foglie si cibano, da cui il nome comune. Sui rami di pino costruiscono vistosi nidi di seta utilizzati per proteggersi. I bruchi hanno una notevole capacità difensiva: sono dotati di peli urticanti che vengono liberati quando i bruchi si sentono minacciati. I peli leggerissimi, trasportati dal vento, possono finire sulla pelle e sulle mucose causando irritazione anche molto forte. La lotta alla processionaria del pino è resa obbligatoria in Italia dal Decreto Ministeriale 30|10|2007.Con l’introduzione di pini in tutta l’Italia si è diffusa una farfalla notturna, la processionaria del pino, che deve il suo nome al particolare modo di spostarsi dei suoi bruchi che, sui pini, trovano foglie di cui cibarsi e il luogo per costruire i loro vistosi nidi di seta Per difendersi, i bruchi liberano i loro leggerissimi peli urticanti che possono causare forti irritazioni alla pelle e alle mucose Dal 2007 la lotta alla processionaria è obbligatoria, per Decreto Ministeriale
SintesiIndividuare l’alternativa che meglio sintetizza il contenuto del testo proposto in base ai criteri seguenti: • chiarezza: la rielaborazione deve esprimere chiaramente e completamente l’argomentazione principale del testo; • essenzialità: la rielaborazione deve evitare ridondanze e argomentazioni secondarie o subordinate e non può riportare informazioni addizionali o diverse da quelle contenute nel testo; • somiglianza: la rielaborazione deve contenere tutti i principali concetti espressi nel testo. L’uragano Irma ha seminato distruzione nei Caraibi e sulle coste della Florida. Molti dei suoi violenti effetti erano purtroppo stati previsti, ma alcuni fenomeni naturali ad esso connessi hanno stupito persino i meteorologi. Uno di questi, studiato sui libri ma difficile da vedere di persona, è il ritiro delle acque oceaniche da alcune spiagge delle Bahamas e della Costa del Golfo della pioggia.Alcuni fenomeni naturali connessi all’uragano Irma sono andati oltre le previsioni dei meteorologi, tra cui il ritiro delle acque oceaniche da alcune spiagge delle Bahamas e della Costa del Golfo della pioggia.
SintesiLeggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull’argomento.A Gomance, sotto un abete folto e aggrovigliato che nasconde il terreno, ci dev’essere ancora un elmetto tedesco, perforato da una pallottola.È giusto averlo rimesso là sotto, dopo averlo trovato per caso; forse è l’unica ancorché vicaria tomba di chi lo portava sulla testa ed è verosimilmente sparito, perché la foresta, a differenza dei campi, non ha sepolture riconoscibili che mettano un po’ d’ordine nel mondo.I boschi del Nevoso erano un punto nevralgico della guerra partigiana; vi agivano piccole fulminee compagnie e vi si insediavano comandi importanti, soprattutto le basi per i corrieri che tenevano i collegamenti clandestini con i reparti anche lontani.(Da:Claudio Magris, “Microcosmi”, Garzanti)—————-Quale delle seguenti affermazioni sull’elmetto citato nel brano NON è corretta?Apparteneva a un soldato tedesco ucciso dai partigiani
SintesiLeggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull’argomento.Invasa di benessere per il vino rosato della colazione, Nicole Diver piegò le braccia abbastanza in alto perché le camelie artificiali sulla spalla le sfiorassero la guancia, e uscì nel bel giardino senz’erba.Il giardino, da una parte era delimitato dalla casa, da cui si usciva ed entrava, da due parti dal vecchio villaggio, e dall’ultima parte dalla rupe che scendeva a terrazze fino al mare.Lungo i muri dalla parte del villaggio tutto era polveroso, le viti contorte, i limoni e gli eucalipti, le carreggiate casuali lasciate un momento prima ma connaturate al sentiero, secche e lievemente friabili.Nicole era invariabilmente sorpresa dal fatto che svoltando nell’altra direzione oltre un’aiuola di peonie, si entrasse in una zona così verde e fresca che foglie e petali vi si arricciavano di tenera umidità.Annodata alla gola portava una sciarpa lilla che anche nella luce incolore del sole le accendeva il viso e i piedi in un’ombra lilla.Aveva il viso duro, quasi severo tranne per il raggio morbido di dubbio pietoso che le usciva dagli occhi verdi.I capelli, una volta biondi, si erano scuriti; ma era più bella adesso a ventiquattro anni di quanto non lo fosse stata a diciotto, quando i suoi capelli erano più chiari di lei.Seguendo un sentiero bagnato da una nebbia intangibile di fiori che seguiva il limite di pietre bianche, giunse a uno spiazzo sovrastante il mare dove vi erano lanterne addormentate tra i fichi e una grande tavola e sedie di vimini e un grande ombrellone da mercato di Siena, il tutto raccolto intorno a un pino enorme, l’albero più grande del giardino.Si fermò un momento guardando distrattamente la vegetazione di nasturzi e iris aggrovigliata ai suoi piedi, come scaturita da una manciata sbadata di semi, ascoltando le lamentele e le accuse di una disputa infantile in casa.Quando questa morì nell’aria estiva, procedette tra le peonie caleidoscopiche ammassate in una nuvola rosa, tulipani neri e marroni e fragili rose dallo stelo violaceo, trasparenti come fiori di zucchero nella vetrina di un pasticciere; finché lo “scherzo” di colore, come se non potesse raggiungere un’intensità maggiore, irrompeva improvvisamente a mezz’aria e gradini umidi conducevano a un piano un paio di metri più in basso.Qui c’era un pozzo la cui sponda era bagnata e sdrucciolevole anche nei giorni sereni.Nicole salì i gradini che conducevano nell’orto; camminava piuttosto in fretta; le piaceva essere attiva anche se a volte dava un’impressione di riposo che era insieme statica ed evocativa.Questo dipendeva dal fatto che conosceva poche parole e non credeva in nessuna, in mezzo alla gente era piuttosto silenziosa, fornendo la sua parte di humor educato con una precisione che rasentava l’aridità.Ma nel momento in cui gli estranei incominciavano a sentirsi a disagio di fronte a questa economia, si impadroniva dell’argomento e vi si lanciava febbrilmente, sorpresa di se stessa; poi lo riportava indietro e lo abbandonava bruscamente come un obbediente cane da caccia che abbia fatto quel che doveva e anche qualcosa di più.(Francis Scott Fitzgerald, “Tenera è la notte”)——————Nicole in pubblico è piuttosto silenziosa perché:non ha fiducia nelle parole

Il Simulatore Quiz Concorsando è:

  • utilizzabile via web attraverso qualsiasi PC;
  • accessibile in ogni momento e in ogni luogo mediante dispositivi mobile iPhone, Android e Huawei;
  • preciso nel gestire il tuo grado di preparazione, indicandoti i quiz e le materie che ti conviene ripetere;
  • ricco di funzioni, tra cui una vera e propria simulazione del concorso con tanto di graduatoria;
Simulatore Quiz Concorsando.it

  1. Verifica quali sono le materie in cui sei più carente

    Quando inizi ad esercitarti, ogni quiz a cui hai già risposto viene filtrato in una delle seguenti sezioni:
    – Le sai;
    – Ancora un piccolo sforzo;
    – Ripetile;
    – Non le sai.

    Le sezioni del livello di preparazione sono molto utili per capire quali sono le materie che hai bisogno di ripassare.

  2. Ripassa tutti i quiz prima della prova

    Grazie alle modalità di lettura e modalità di ascolto, il Simulatore Quiz ti fornisce un valido aiuto per un ripasso veloce prima della prova.

    Infine per scoprire tutte le altre funzionalità del simulatore leggi Perché ti conviene provare il Simulatore Quiz Concorsando.it.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.